Questa volta facciamo una pausa dagli articoli prettamente tecnici e ci avviciniamo al concetto di risparmio energetico dal punto di vista sociologico e comportamentale.
I consumi energetici: come si percepiscono?
Tutti i consumi sono necessari?
Il nostro stile di vita incide sul fabbisogno energetico?
La nostra società ha davvero bisogno di tutta l’energia che richiede e che il sistema energetico (termico ed elettrico) eroga ogni secondo?
Tutti noi abbiamo una chiara idea su questi temi. In ottica larga, per massimi sistemi, siamo d’accordo nel dire che non ne servirebbe così tanta. Ma dal teorico al pratico, c’è in mezzo il proverbiale mare.
Delle best practices, le cosiddette buone pratiche se ne parla molto, si trovano su internet molte risorse, spesso a livello macroscalare, nazionale, piani energetici, ecc.
Tuttavia crediamo che da addetti del settore, degli impianti energetici, sia fondamentale avere una consapevolezza appena più profonda, partendo da quanto tutti i giorni ci circonda.
Facciamo provocazione: Gli impianti di rete sono l’origine dello spreco
Perché questa affermazione? Crediamo che sia utile rifarsi a quanto accadeva in epoca preindustriale, o, senza dover esagerare (è plausibile credere che nessuno dei lettori possa ricordare di persona cosa accadeva nei primi del 900), ci si può rivolgere a contesti, spesso rurali, in cui l’impiantistica connessa (reti di distribuzione di Gas, Acqua ed Energia elettrica) latita o è discontinua.
Spesso approfondire e capire cosa si faceva una volta, quando certe strutture e reti, nel nostro caso, non esistevano, può essere molto illuminante.
Non tanto per nostalgiche ed utopiche ricadute in una presunta “età dell’oro”, quanto per constatare cosa la modernità ed il progresso ci ha dato e cosa, a livello mentale, ci ha tolto.
Cosa succede quando, banalmente, l’acqua è a disposizione in una rete sotto pressione?
Cosa accade, invece, quando la rete non esiste e l’estrazione dell’acqua è manuale?
Quale è la differenza profonda?
Se avete mai utilizzato una pompa a mano allora crediamo che la risposta la comprendiate bene. La differenza è la fatica, e, conseguentemente, il discomfort (le pompe a mano sono spesso fuori casa), per prelevare l’acqua, si deve uscire di casa in qualunque condizione atmosferica.
La rete di distribuzione in un edificio risolve di fatto questi due problemi ed eleva la qualità della vita; presumibilmente nessuno ha dubbi su questo.
Esiste però un effetto nascosto di questo cambiamento verso la facilitazione dell’ottenimento di un bene. E l’effetto è la percepita perdita di valore del bene che è proporzionale alla facilitazione ottenuta.
Ripensiamo al nostro esempio: con la pompa manuale la fatica ed il disagio porta a dare un valore elevato al bene che si ottiene con quel metodo. E, quindi, si tende ad avere una riduzione dello spreco perché l’ottenimento del bene sprecato è difficoltoso e faticoso (quando non costoso).
Se invece, la fatica è pari al movimento di una mano per avere quel bene, e questo gesto non segue, nelle generazioni che si susseguono, il passaggio dal “metodo faticoso”a quello “moderno”, la percezione della preziosità di quel bene ottenuto è sempre minore (lo si dà per scontato/naturale quando, invece, non è così).
Inoltre, c’è l’effetto dell’aumento dello spreco del bene ottenuto.
Per spiegare questa ultima affermazione il nostro esempio è perfetto. Il pompaggio manuale, faticoso, porta quasi automaticamente a non estrarre più del necessario. L’apertura del rubinetto, invece, operazione in cui il coinvolgimento fisico è minimo, mette a disposizione ettolitri di acqua all’ora senza alcuna fatica.
Questi sono i motivi per cui crediamo che, pensare a “come si faceva prima”, sia illuminante nelle nostre società postindustriali.
L’effetto è mettere in prospettiva giusta i pregi della nostra società confrontandoli con quanto c’era prima che, comunque, permetteva di vivere ai nostri antenati. Ci permette, quindi di capire il valore della qualità della vita che ci permettiamo di condurre, senza dover per forza essere votati alla involuzione o dover anelare a stili di vita di pura sopravvivenza.
Lasciamo a voi le strategie, non facciamo le lezioncine, se volete divertitevi a calcolare quanto risparmiate di acqua sia in termini di litri (non estraete l’acqua) che in termini elettrici (meno energia per le pompe che ricompensano le perdite di pressione della rete), oppure con un calcolo da elementari con l’apertura modulata di un rubinetto (a massima portata solo per riempire pentole e secchi è un buon indizio per ch isi vuol cimentare con i rilievi personali).
L’energia elettrica è come l’acqua
Chi approccia lo studio della corrente elettrica si imbatte subito, nei testi consolidati, con i cosiddetti “paragoni idraulici”, cioè con metafore del mondo delle condutture idrauliche per spiegare comportamenti dell’energia elettrica che è poco visibile al di là di manifestazioni eclatanti.
Se trasliamo metaforicamente il rubinetto in interruttore, e la pompa ad acqua in dinamo, (non andiamo molto lontano, il principio di fondo di una centrale elettrica è quella di una dinamo da bicicletta), capiamo che il principio di perdita di valore di un bene ottenuto da una rete impiantistica sia associabile anche alla corrente elettrica. E, per estensione, a tutto quanto è alimentato da corrente elettrica.
Questo discorso, crediamo condivisibile da molti, è ancora più generalizzabile in tutto quanto, oggi, è processo continuo, dalla produzione industriale di massa alla catena alimentare.
Dal momento che, però, questi ambiti esulano dai contesti a noi vicini lasciamo a voi l’approfondimento.
Chiudiamo con la seguente riflessione: se i nostri comportamenti sono fondamentali per non consumare, per non richiedere, per evitare sprechi e la consapevolezza dei funzionamenti delle reti è un valore aggiunto in questo processo, non dimentichiamoci che esistono una serie di impianti, di solito i terminali di quelli aperti e “comuni” che sono sotto la nostra completa responsabilità. Cioè devono essere scelti, manutenuti e condotti da noi. In questo caso, oltre ai comportamenti, sono alterttanto fondamentali l’efficienza generale del sistema ed il controllo associato a questi impianti.
Per cui: se da una parte le reti ci offrono grande indipendenza ed una vita più “delegata” e deresponsabilizzata, nonché meno faticosa, dall’altra devono essere utilizzate con una consapevolezza che parta dai perché si utilizzano.
Immagine in evidenza: by Erlend Ekseth on Unsplash
SET
2017