Questo articolo nasce per condividere un caso sottopostoci da un nostro collaboratore progettista che, qualche tempo fa, si è trovato ad affrontare una ristrutturazione di un appartamento in cui non era possibile installare una caldaia a gas per la produzione di ACS.
Le opzioni prospettate, sia dalla committenza, che dalla DL sono state: bollitore elettrico tradizionale o bollitore a pompa di calore.
La valutazione preliminare
A fronte di un medesimo consumo previsto, profilo di carico, ecc. (tutti parametri comunque fondamentali, ma che sono, dal punto di vista della scelta, neutri, essendo dati di ingresso a cui dare risposta tecnica) secondo il nostro parere, rimangono da valutare i seguenti aspetti:
- Caratteristiche delle macchine
- Costi di installazione
- Costi di gestione
- Considerazioni energetiche a “largo spettro”.
Il primo punto mette a confronto pesi, dimensioni, classi di effcienze, rumorosità, controller, optional, ecc. Permette quindi di capire se a prescindere esistono delle preferenze per una tipologia o l’altra.
Il secondo, invece, ingloba tutte quelle operazioni necessarie all’installazione che in caso di un bollitore a pompa di calore, di solito, determinano un costo iniziale più alto
Il terzo punto, invece, permette di verificare con un’ottica del mantenimento e della gestione a lungo termine, la scelta e qui, invece, è di solito il bollitore a pompa di calre a vincere a mani basse.
L’ultimo, ormai imprescindibile, punta i riflettori su come le macchine producono l’energia (termica in questo caso), richiesta e, sempre al solo caso in esame: l’energia elettrica di alimentazione come viene prodotta?
Pro e contro
Bollitore a pompa di calore
PRO
- Bassa spesa energetica,
- Efficienza controllabile
- Sfruttamento dell’energia elettrica prodotta da fonte fossile in modo efficiente grazie al ciclo frigorigeno.
- Bassi assorbimenti elettrici.
CONTRO
- Spesa iniziale elevata
- Necessità di opera di installazione (dalle linee aeree alla linea frigo per le macchine splittate)
- Rumore del compressore.
Bollitore elettrico
PRO
- Bassa spesa iniziale
- Installazione immediata
- Silenziosità
CONTRO
- Spese di gestione più elevate
- Alti assorbimenti continui e quindi necessità di avere contatori con potenza contrattuale maggiore.
- Sfruttamento senza efficienza di energia elettrica prodotta (di solito) da fonte fossile.
Lo scenario dell’efficienza
Fatte le opportune scelte, anche in questo caso reale recente su un semplice apparecchio domestico, si configura una situazioone tipica.
Lo scenario, infatti, è quello classico per tutti gli interventi di efficienza energetica. Spesa iniziale più ridotta + spesa alta di gestione VS Spesa iniziale più alta + spesa bassa di gestione
Anche per produrre acqua calda senza caldaia le tecnologie legate al risparmio energetico e quelle tradizionali non smentiscono la tendenza. vediamo di approfondire.
I calcoli e gli scenari
Facciamo alcuni calcoli per vedere quali siano le prestazioni dei bollitori a pompa di calore. Nel caso in esame il prelievo è da considerarsi consistente, concentrato e con un profilo da “alto carico” per cui la soluzione prevede un accumulo da 400 litri prodotta da due bollitori da 200 litri cadauno per poter avere una installazione a parete e non gravare sui solai.
Premessa: calcoli effettuati in assenza di IVA, e senza fenomeni inflattivi sul prezzo dell’energia, senza accise, considerando un costo medio dell’energia (non sapendo in che fascia di consumo funzionino i dispositivi nè se è presente una offerta da “mercato libero” in cui il prezzo dell’energia è un forfait), senza calcoli legati a perdite di energia dai bollitori, considerando un consumo totale dell’acqua prodotta ogni giorno per circa 300-330 giorni l’anno e un COP del bollitore a PdC di 2,9 (condizione cautelativa per bilanciare estate/inverno). I costi inziiali si riferiscono ad un prezzo medio di sola fornitura IVA esclusa.
Prospetto di partenza (costi, assorbimento, consumi giornalieri)
Il prospetto mostra quello che dicevamo. a fronte di una spesa più alta per il bollitore a PdC, si vede subito che, in funzionamento, il suo assorbimento elettrico ridotto determina un costo di gestione annuale desicamente più basso.
Il prosetto di prima viene esteso per 10 anni, periodo nel quale abbiamo aggiunto, alla spesa iniziale per l’acquisto delle macchine, la spesa di gestione calcolata.
La terza colonna mostra la differenza tra la colonna del bollitore a PdC e quella del bollitore elettrico. In circa 2 anni l’extra costo della prima soluzione viene compensata dall’efficienza (e quindi dal risparmio) pressoché quadruplicando il presunto risparmio della soluzione elettrica.
Considerazioni finali
Lo stesso scenario è stato sottoposto a vari cambiamenti, come un prezzo dell’energia più basso, 0,1€/kWh, l’introduzione del funzionamento della resistenza elettrica per qualche ora al giorno anche per i bollitori a PdC (durante il periodo invernale nel caso le base T non portino ad erogare la temperatura richiesta), ma si ottiene di avere un incrocio tra i flussi da cassa posticipato di solo un anno.
Le cose cambiano un po’ quando il fabbisogno decresce. Infatti più è piccolo il fabbisogno e il profilo di carico, più l’extra spesa inziale del bollitore a pompa di calore rispetto a quello elettrico si fa “sentire”.
In definitiva: l’efficienza si paga prima per non pagare dopo, ma ricordate che nel conto non vengono poi considerate questioni ambientali ed etiche a largo spettro, difficilmente monetizzabili, riguardanti l’impiego di fonti fossili.
APR
2017