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Riscaldamento globale, scelte ed azioni

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Riscaldamento globale, un nobel e cosa puoi fare tu?

Articolo che promettiamo essere breve per quanto possibile trattando un argomento così delicato.

Breve perché, inutile nasconderlo, la consapevolezza che si debba fare di più e che i limiti autoimposti sulle emissioni dei gas serra con gli accordi internazionali non siano sufficienti, l’abbiamo da molto tempo.

Soprattutto, ovvio, tra chi, come noi, si occupa di contenimento energetico partendo dall’ottica delle motivazioni forti, ma anche per molti non addetti ai lavori; per cui: bando alle ciance e: avanti.

Il NOBEL a William Nordhaus e Romer ed il rapporto dell’IPCC, sono stati, lo scorso anno, un antipasto duro da digerire prima della Conferenza COP 24 in Polonia.

Ci offrono, di fatto, un’ottima opportunità per decidere di agire. Dopo anni, quindi, vorremmo fare un po’ di provocazione. In fondo, essere in qualche modo provocanti è il sale della conoscenza.

Per chi si stesse preparando a confronti epocali, a scontri epici tra punti di vista; rilassatevi, nulla di tutto questo, Prendiamo come punto di riferimento “solo” l’inquinamento derivato dal consumo di fonti fossili per il riscaldamento (siamo in stagione, d’altronde), e vi proponiamo un giochino.

Il giochino è quello “delle moltiplicazioni”, quello che riusciva bene a grandi nomi come Fermi e altri, che ha in sé alcune caratteristiche intriganti.

La prima è, ovviamente la semplicità: nessuna equazione di grado superiore, nessuna matematica “esotica”, solo operazioni aritmetiche che vostro figlio in III o IV elementare saprebbe fare.

La seconda caratteristica è che, basandosi su dati precisi, il grado di approssimazione raggiungibile è molto fine, anche a prova di sistemi e modellizzazioni matematiche più complessi.

La terza, corollario delle due precedenti è che, in qualsiasi momento, con dati più affinati e con la medesima semplicità il risultato si fa più preciso.

Per cui, per chiunque volesse avere una ispirazione su cosa poter fare di concreto ecco a voi:

 

Quante emissioni di CO2 in meno posso fare con il mio sistema di riscaldamento?

Dichiariamo le semplificazioni, e stiamo in ottica cautelativa:

Consideriamo le abitazioni termoautonome, consideriamo il metano come combustibile, stimiamo una media di consumi, e poi, dopo le opportune conversioni, arriviamo a capire quanta CO2 viene immessa.

Niente gasolio, niente pompe di calore, ecc. Solo le usatissime caldaie. Che siano a condensazione o meno poso importa perché partiremo dai consumi medi rilevati; per cui dato omogeneo medio di innumerevoli impianti e generatori inglobati nel dato di consumo che, in fondo, è quello che fa inquinamento.

 

Quanta CO2?

nord centro sud italia

Tanta. In Italia le stime che abbiamo preparato (i più curiosi possono andare in fondo all’articolo ora) ci dicono che, l’immissione in atmosfera di CO2 da riscaldamento si attesta sui: 22.463.534.365 di kg (22 triliardi di kg circa).

Stima cautelativa per varie ragioni: esclude il riscaldamento NON residenziale, nel nord ha preso i consumi di Milano che, è sì in zona E, ma ha un clima che non è quello alpino di intere province anche di altre regioni, insomma, siamo dalla parte della stima prudente. Stesso dicasi per analoghe riflessioni sul CENTRO e SUD Italia.

Ok, ma quindi?

Tanta? Poca? Come valutare?

Dal nostro punto di vista: meno se ne immette meglio è; credo siate d’accordo. Un po’ più difficile è avvicinarsi alla comprensione più immediata di dati di tali dimensioni.

Allora vi proponiamo un ulteriore passo: quali soluzioni?

Esistono vari metodi per evitare emissioni. Il primo: catturare la CO2 che è rilasciata per le varie ragioni di cui ci stiamo occupando e, il secondo, sempre la scelta migliore, non produrla affatto.

Per ipotesi valutiamo l’opzione della cattura.

alberi che catturano co2Dato che la cattura di CO2, è impresa non da poco, e affidarci agli impianti costa energia, finanziamenti, e sposta solo il problema, ci rivolgiamo a quello che già viene fatto da Madre Natura: la crescita arborea.

Il valore di CO2 di cui ci stiamo occupando equivale, circa, a: 1 miliardo di alberi ad alto fusto che ogni anno dovrebbero essere piantati per compensare.

O meglio a circa 1 miliardo di alberi che ogni anno dovrebbero crescere fino al loro massimo; ipotesi inverosimile dato che, per un albero medio, un anno è veramente poco. E non ha nulla a che vedere con la dimensione e la conseguente CO2 catturata in un esemplare adulto.

Considerando questo ed il dato del censimento forestale: 12 miliardi di alberi circa (censimento 2015 corpo forestale) su tutto il territorio italiano, capiamo meglio che la soluzione non può essere la sola percorribile. Per cui: ecco la seconda opzione:

 

Minori emissioni: suvvia!

Se siete stati solleticati dalle premesse, il “giochino” vi ha messo di fronte il fatto che la soluzione di anche uno solo dei problemi del cambiamento climatico (dove stanno il condizionamento residenziale? I fabbisogni industriali, quello dei trasporti, ecc. e le loro emissioni?) ha già una grande difficoltà in spazi e tempi e quindi vi sentite un po’ persi..

 

Facciamo le divisioni.

Se vi dicessero che oggi, ripeto oggi, non domani o fra qualche anno, oggi; avete la possibilità di installare un impianto di riscaldamento che taglia a metà i consumi. Cosa direste?

Ripetiamo, almeno metà consumi a parità di condizioni a contorno (involucro e generatore ed inverno): offrendo in più un comfort più elevato. Spendereste la metà e, quindi le emissioni si ridurrebbero: cosa fareste in tal caso?

Installabile ovunque, per fare caldo ma anche freddo (condizionamento estivo), con i minimi consumi di esercizio.

Ritorniamo dal nostro caso, di un singolo impianto domestico, uno dei tanti, in Italia e riallarghiamo gli orizzonti.

Se tutta Italia adottasse un sistema del genere, si dimezzerebbe (come minimo; vedete oltre) la CO2 emessa a livello nazionale, per cui, solo per maggiore efficienza di emissione, non dobbiamo più pensare a come trovare risorse, spazio, per far crescere (ricordiamo, fino a maturazione) circa 1 MLD di alberi ogni anno.

 

Si può essere ancora più efficienti?

Ma non siamo contenti. Perché, le emissioni di CO2, possono ancora essere minori.

Fin qui abbiamo parlato del metano come combustibile diretto, e, per comodità, abbiamo omesso quanto può incidere un cambio di generatore.

Parliamo quindi delle pompe di calore.

Come abbiamo più volte indicato in precedenti articoli, l’efficienza e quindi il minor consumo e, in definitiva, le minori emissioni, sono le caratteristiche di questi generatori.

Tuttavia i dati possono essere spinti al massimo solo a patto di comprimere al massimo la differenza tra temperatura di lavoro ed ambiente esterno.

Bene: se vi dicessimo che un impianto radiante ad alta efficienza aumenta il COP delle pompe di calore di circa 1 punto se paragonato ad altri sistemi a bassa temperatura?

Troppo astratto? Allora diciamo che le pompe di calore risulteranno più efficienti, a parità di consumo (elettrico) e che raccoglieranno più energia termica altrimenti dispersa. Questo si traduce nello scaldare o raffrescare (ma qui cambiano stagione) con minimo assorbimento e massimo risultato, limando ulteriormente le emissioni di CO2 dovute al consumo elettrico di queste macchine.

Siete interessati?

Chiedeteci un preventivo per una soluzione radiante di eccellenza.

P.S. Piccola postilla: dire spendere la metà su una bolletta vuol dire in realtà che alcuni subtotali della bolletta sono più che dimezzati, dal momento che, i costi fissi, che ci sia o non ci sia consumo, rimangono. Quelli variabili sono quelli di combustibile, per cui i diretti responsabili della produzione di anidride carbonica sono ancora più ridotti.

 

Per i più curiosi..

Innanzi tutto complimenti, speriamo che l’articolo vi sia piaciuto, vi riportiamo il processo che ci ha portato ad affermare quello che abbiamo detto fin qui.

Relazione principale: la molecola di metano (CH4) si ossida rilasciando calore con una produzione di 1 molecola di CO2 (anche vapore acqueo ed impurità, siamo d’accordo: ma ci siamo concentrati sul gas serra numero 1).

reazione chimica ossidazione metano

Visto che non paghiamo le molecole, e che le moli ed i rapporti stechiometrici li abbiamo lasciati sui libri di chimica, ma abbiamo a che fare con i metri cubi: 1 Nm3 di metano combusto corrisponde a 1,9 kg di CO2.

Quanto è il consumo in m3?

Limitiamoci alla sola Lombardia: dai dati reperibili in rete sappiamo che il consumo medio per una abitazione di 100 mq è di circa 1.000 mq di metano. Ma le abitazioni medie in Lombardia sono di 138 mq il che porta a 1.421 mc di metano per anno per abitazione media.

Prima moltiplicazione: metri cubi consumati per anno in abitazione media per il numero di abitazioni censite in regione: fanno circa 2.115.000 metri cubi di metano corrispondenti, quindi a, fatta la conversione, a più di 4 Mln di kg/anno di CO2 immessa.

Facciamo ipotesi simili con le altre regioni?

La tabella è per i più curiosi le fonti sono sempre le stesse.

Calcoli dela CO2 a livello aree Italiane

 

Fonti delle immagini:

Forest Photo by Julien Riedel on Unsplash
Building: Photo by Aditya Chinchure on Unsplash
forest giorno: Photo by David Bruyndonckx on Unsplash
milano: Photo by Matteo Raimondi on Unsplash
Roma: Photo by Christopher Czermak on Unsplash
Palermo: Photo by Cristina Gottardi on Unsplash


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